Privacy Garantita

Cancellare Notizie di Cronaca Penale da Google

Con la Riforma Cartabia, il diritto alla deindicizzazione per chi è stato prosciolto o assolto in procedimenti penali diventa una tutela fondamentale per proteggere la reputazione e la privacy online.


2024-10-28 12:20:06 Visualizzazioni: 98



 

CONSULENZA E CANCELLAZIONE: 3279105006


Nell'era digitale, il diritto all’oblio rappresenta una tutela indispensabile per la protezione della reputazione e della privacy di chi è stato coinvolto in procedimenti penali senza colpa. La diffusione di notizie di cronaca penale su internet può infatti avere conseguenze gravi e durature per l’immagine pubblica degli individui, indipendentemente dall’esito giudiziario. Con la Riforma Cartabia, entrata in vigore il 10 ottobre 2022 con il D.Lgs. n. 150/2022, l’ordinamento giuridico italiano introduce il diritto alla deindicizzazione online per chi è stato assolto o prosciolto. Questo significa che, in determinate condizioni, è possibile richiedere la rimozione di contenuti lesivi dalla visualizzazione nei risultati dei motori di ricerca.


Il diritto alla deindicizzazione, regolamentato dall’art. 64-ter del codice di procedura penale, si fonda sull’art. 17 del Regolamento (UE) 2016/679, meglio conosciuto come GDPR. Questo articolo prevede il diritto alla cancellazione dei dati personali, che include anche la possibilità di deindicizzare specifici contenuti dalla rete. Sebbene il diritto all’oblio non rappresenti una novità in ambito giuridico, la Riforma Cartabia ha ampliato le sue applicazioni, integrando nella procedura penale italiana la facoltà di rimuovere dai risultati dei motori di ricerca le notizie di cronaca penale relative a persone prosciolte o assolte. In questo modo, chiunque sia stato coinvolto in un processo penale da cui è uscito senza colpa ha ora uno strumento concreto per proteggere la propria immagine pubblica.


Il contenuto dell’articolo 64-ter e il ruolo del diritto all’oblio 


Il nuovo art. 64-ter del codice di procedura penale stabilisce che chi è stato assolto, prosciolto o archiviato da accuse penali può richiedere alla cancelleria del giudice la deindicizzazione del provvedimento relativo. La legge consente quindi di impedire che queste informazioni continuino a essere associate al nome dell’interessato nelle ricerche online. Secondo il comma 1, la persona interessata può richiedere "che sia preclusa l’indicizzazione o che sia disposta la deindicizzazione, sulla rete internet, dei dati personali riportati nella sentenza o nel provvedimento". Questo diritto si applica a chiunque sia stato coinvolto in un procedimento penale, ma che alla fine è stato riconosciuto estraneo ai fatti.


In questo senso, il diritto alla deindicizzazione consente di evitare che, digitando il nome della persona interessata, continuino ad apparire nei risultati di ricerca articoli di cronaca giudiziaria che, seppure veritieri, sono ormai privi di attualità o non più pertinenti. La Riforma Cartabia riconosce l’importanza della reputazione online e pone quindi un freno alla visibilità di notizie ormai obsolete o potenzialmente dannose per chi è stato coinvolto, senza colpa, in procedimenti legali.


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La procedura di deindicizzazione e il ruolo della cancelleria del giudice 


La richiesta di deindicizzazione prevede una procedura articolata che coinvolge la cancelleria del giudice e i gestori dei motori di ricerca. Il comma 2 dell’art. 64-ter stabilisce che, su richiesta dell’interessato, la cancelleria del giudice apponga una nota che preclude l’indicizzazione del provvedimento, con la formula: “Ai sensi e nei limiti dell’articolo 17 del regolamento (UE) 2016/679, è preclusa l’indicizzazione del presente provvedimento rispetto a ricerche condotte sulla rete internet a partire dal nominativo dell’istante”. Ciò impedisce che il provvedimento continui a essere associato al nome della persona interessata nelle ricerche online.


Il comma 3, invece, specifica che, oltre alla preclusione dell’indicizzazione, è possibile ottenere la deindicizzazione, ovvero la rimozione del provvedimento dai risultati dei motori di ricerca. Questa annotazione costituisce un titolo formale che permette all’interessato di richiedere a Google e ad altri motori di ricerca di rimuovere i collegamenti a contenuti che possano essere lesivi della propria reputazione digitale. Anche se il contenuto rimane accessibile dal sito originario, non apparirà più nei risultati di ricerca.


Differenza tra deindicizzazione e cancellazione dei contenuti 


È essenziale chiarire la differenza tra deindicizzazione e cancellazione dei contenuti. La deindicizzazione si riferisce alla rimozione di un contenuto dai risultati di ricerca, impedendo che sia facilmente accessibile tramite una ricerca su Google o altri motori di ricerca. Tuttavia, il contenuto stesso rimane disponibile sul sito web originale e può essere visualizzato tramite un link diretto. La cancellazione, invece, prevede l’eliminazione definitiva del contenuto dalla piattaforma che lo ospita. Nel caso della deindicizzazione, la notizia non viene cancellata, ma semplicemente resa meno accessibile. In altre parole, chi possiede l’URL diretto potrà ancora visualizzarla, ma non sarà più visibile a chi cerca informazioni sul soggetto digitando il suo nome.


La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9147/2020, ha chiarito che il diritto all’oblio e il diritto alla deindicizzazione rappresentano strumenti essenziali per la tutela della reputazione dell’individuo, specialmente quando un contenuto obsoleto o non più rilevante rischia di pregiudicare l’immagine pubblica della persona interessata. Questa sentenza ha segnato una pietra miliare nella giurisprudenza italiana, contribuendo a definire meglio i confini e le applicazioni del diritto alla deindicizzazione.


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Evoluzione giurisprudenziale e prospettive future 


Il diritto alla deindicizzazione e il diritto all’oblio hanno sollevato numerose questioni giuridiche, soprattutto in merito al loro bilanciamento con il diritto di informazione. Nonostante il diritto all’oblio esistesse in dottrina già prima dell’era digitale, l’introduzione di internet e dei motori di ricerca ha dato nuovo impulso al dibattito, con la necessità di trovare un equilibrio tra la protezione della privacy e il diritto della collettività a essere informata. Il GDPR ha ampliato significativamente le tutele per i cittadini europei, sancendo il diritto alla cancellazione dei dati personali qualora non fossero più necessari per le finalità originarie.


La Riforma Cartabia rappresenta un passo avanti significativo nel riconoscimento del diritto alla deindicizzazione, tutelando chi, pur essendo stato coinvolto in un procedimento penale, non ha colpe. Tuttavia, restano aperte numerose questioni su scala globale. Uno degli aspetti più discussi riguarda l’efficacia della deindicizzazione: mentre nell’Unione Europea le normative sono uniformi, la gestione del diritto alla deindicizzazione risulta complessa per chi risiede in altri Paesi o per i motori di ricerca internazionali.


La Corte di Giustizia dell’Unione Europea si è espressa più volte sulla necessità di applicare il diritto alla deindicizzazione a livello globale per garantire una tutela effettiva. Tuttavia, resta da vedere come si evolveranno le normative in questo ambito. È probabile che, nei prossimi anni, assisteremo a ulteriori sviluppi giuridici e a nuove pronunce giurisprudenziali su questi temi, che potrebbero portare a un maggiore coordinamento tra le normative internazionali.


 


Conclusione: 


Il diritto alla deindicizzazione è una garanzia fondamentale per la tutela della privacy e della reputazione digitale, specialmente per chi è stato prosciolto o assolto in procedimenti penali. La Riforma Cartabia rappresenta un passo avanti significativo nella legislazione italiana, introducendo uno strumento concreto per proteggere la propria immagine pubblica dai contenuti obsoleti o dannosi presenti online. Con l’evoluzione delle tecnologie e delle normative, sarà fondamentale monitorare come questo diritto verrà applicato in futuro, specialmente per quanto riguarda la sua estensione a livello internazionale e il bilanciamento con il diritto all’informazione. Per chi desidera proteggere la propria reputazione online, è essenziale conoscere i propri diritti e affidarsi a professionisti qualificati che possano supportare nel percorso di deindicizzazione. La gestione della propria impronta digitale è oggi un aspetto cruciale per chiunque voglia tutelare la propria privacy in un mondo sempre più interconnesso.


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