Privacy Garantita

Cancellare notizie da Google: il diritto all’oblio e la tutela della reputazione digitale

Proteggere la propria immagine sul web è una priorità sempre più diffusa. Ecco come funziona il diritto all’oblio in Italia e quali sono i criteri per rimuovere contenuti da Google.


2024-10-25 11:52:24 Visualizzazioni: 19



 

Proteggere la propria immagine sul web è una priorità sempre più diffusa. Ecco come funziona il diritto all’oblio in Italia e quali sono i criteri per rimuovere contenuti da Google.


CONSULENZA E CANCELLAZIONE: 3279105006


Nell’era digitale, in cui le informazioni viaggiano a velocità elevata e sono costantemente disponibili online, è sempre più comune chiedersi come sia possibile proteggere la propria reputazione sul web. La presenza di notizie obsolete o dannose, infatti, può avere effetti negativi e durevoli sulla vita personale e professionale di chiunque. La domanda che molti si pongono è: si può cancellare una notizia da Google o da altri motori di ricerca? La risposta è sì, ma il processo, noto come “deindicizzazione” o “diritto all’oblio”, richiede specifiche condizioni e l'intervento di esperti, come il Garante della Privacy in Italia.


Il diritto all’oblio, formalmente riconosciuto con l’articolo 17 del GDPR (Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati), è stato introdotto per proteggere le persone dalla diffusione di notizie o contenuti online che, con il passare del tempo, perdono rilevanza o risultano eccessivamente lesivi per la reputazione dell’individuo. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha sancito per la prima volta questo diritto nel 2014, con la sentenza che ha fatto storia nel caso “Google Spain contro Mario Costeja González”. In quell’occasione, la Corte ha stabilito che i cittadini hanno il diritto di chiedere ai motori di ricerca di rimuovere link a informazioni che non sono più pertinenti, accurate o necessarie, garantendo così una tutela più forte della privacy personale e della reputazione digitale.


 


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Il processo di deindicizzazione di una notizia comincia con la richiesta alla piattaforma stessa, come Google, attraverso un modulo per il “diritto all’oblio”, disponibile online. Il richiedente deve specificare i contenuti da rimuovere e motivare la richiesta, dimostrando perché tali informazioni non sono più pertinenti o risultano lesive. Google esamina quindi il caso e valuta se le condizioni per la rimozione siano soddisfatte. In alcuni casi, Google può decidere di non procedere con la cancellazione, soprattutto se ritiene che la notizia sia di interesse pubblico o ancora rilevante. A questo punto, il cittadino può rivolgersi al Garante della Privacy, l’autorità che in Italia è preposta a mediare e a prendere decisioni sui casi di cancellazione, bilanciando il diritto alla privacy e quello all'informazione pubblica.


Il Garante della Privacy utilizza una serie di criteri per esaminare le richieste di deindicizzazione. Tra questi, la rilevanza attuale dell’informazione: contenuti pubblicati molto tempo prima e non più pertinenti possono causare un danno sproporzionato rispetto alla loro utilità informativa. Anche il ruolo pubblico del soggetto è rilevante: se si tratta di una figura pubblica, il diritto all’informazione può avere un peso maggiore rispetto alla richiesta di rimozione, mentre per cittadini privati, il diritto all’oblio viene solitamente privilegiato. Inoltre, il Garante considera la natura dell’informazione: dati inaccurati o incompleti possono essere rimossi, così come quelli su reati minori o già estinti, che risultano obsoleti e lesivi per la dignità dell’individuo.


Negli ultimi anni, il Garante per la protezione dei dati personali ha emesso numerosi provvedimenti di cancellazione, come i casi recenti del 2024 (provvedimenti n. 269 del 24/04 e n. 275 del 09/05), per la rimozione di contenuti diffamatori o non veritieri, come accuse infondate e notizie non aggiornate su reati minori. Questi casi dimostrano l’attenzione crescente verso la protezione della privacy, specialmente in situazioni che coinvolgono minori o soggetti vulnerabili.


Tuttavia, il diritto all’oblio e la cancellazione delle notizie dal web presentano sfide sempre più complesse. Il rapido sviluppo della tecnologia, come l’utilizzo di intelligenza artificiale e machine learning per il trattamento dei dati, aumenta la difficoltà di rimuovere contenuti in modo definitivo. Inoltre, i social media rappresentano una sfida poiché amplificano la diffusione delle notizie e rendono difficile il controllo delle informazioni. Il futuro del diritto all’oblio richiederà, quindi, un approccio multidisciplinare, in cui esperti di web reputation, legali e autorità nazionali collaboreranno per trovare soluzioni efficaci e bilanciare la protezione della privacy con la libertà di informazione.


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Conclusione:


Il diritto all’oblio è uno strumento importante per proteggere la reputazione online, ma il suo utilizzo richiede un’attenta valutazione di molti fattori. Con l’evolversi delle tecnologie, mantenere un controllo efficace sui contenuti pubblicati diventa sempre più complesso. Affidarsi a professionisti del settore, come esperti di web reputation e consulenti legali, rappresenta la soluzione più sicura per gestire i propri diritti digitali in un contesto in continua evoluzione.