Cancellare una intercettazioni e privacy violata: l'allarme di Fabrizio Gatti sulla Web reputation e rischioLa gestione delle intercettazioni richiede rigore, trasparenza e controllo pubblico. È fondamentale che siano custodite da enti istituzionali, con sistemi sicuri e tracciabili, per garantire il rispetto della privacy e dei diritti fondamentali. Affidare questi dati a soggetti privati, senza adeguata vigilanza, espone a rischi di abusi, manipolazioni e gravi violazioni della legalità.2025-03-23 14:41:48 Visualizzazioni: 108
| |||
![]() | |||
Roma, 23 marzo 2025 – Il giornalista investigativo Fabrizio Gatti lancia un grido d’allarme che scuote le fondamenta della fiducia pubblica nelle istituzioni e nei sistemi di sorveglianza: “È una follia lasciare le intercettazioni a piccole SRL di ex funzionari o imprenditori”. Una frase che fotografa con crudezza la situazione attuale in cui migliaia di informazioni riservate, intercettazioni e dati sensibili sono finiti nella disponibilità di soggetti privati, spesso senza adeguate garanzie di sicurezza, trasparenza o legalità.
Il caso delle 20.000 intercettazioni cancellate
Secondo quanto emerso da fonti investigative, oltre 20.000 intercettazioni sarebbero state cancellate, archiviate o gestite in modo improprio da società private delegate alla conservazione e gestione dei dati. Queste intercettazioni, alcune delle quali mai utilizzate in procedimenti giudiziari, sarebbero dovute rimanere sotto la stretta vigilanza dell'autorità giudiziaria, ma nella pratica sono finite nelle mani di piccole società a responsabilità limitata, spesso guidate da ex agenti o imprenditori vicini a determinati ambienti istituzionali.
Molte di queste SRL, appaltatrici di servizi per la gestione delle intercettazioni, operano in un limbo giuridico: formalmente autorizzate, ma di fatto poco controllate. Il rischio è evidente: manipolazione, divulgazione indebita, cancellazione mirata di prove, ricatti e, soprattutto, la violazione sistematica della privacy dei cittadini.
La pubblicazione illecita delle informazioni
Ad aggravare lo scenario vi è il fenomeno parallelo della pubblicazione illecita di intercettazioni o informazioni ottenute da attività di dossieraggio. In diversi casi, contenuti riservati sono apparsi su blog, piattaforme social o addirittura testate giornalistiche senza un vero interesse pubblico e senza l’autorizzazione di un giudice. La facilità con cui queste informazioni circolano nel web, spesso **strumentalizzate
ibili di cittadini italiani — molti dei quali non indagati — sono finite nelle mani sbagliate, con conseguenze gravissime per la tutela della privacy e dei diritti fondamentali.
Il caso delle 20.000 intercettazioni cancellate
Secondo quanto emerso nelle ultime settimane, oltre 20.000 intercettazioni telefoniche e ambientali sarebbero state cancellate frettolosamente o comunque gestite in modo opaco da società private incaricate di svolgere attività tecniche per conto della magistratura. In molti casi, si tratta di piccole Srl costituite da ex funzionari delle forze dell’ordine o da imprenditori del settore informatico, che operano in regime di convenzione o subappalto con le Procure.
Il dato è allarmante: conversazioni che riguardano anche cittadini estranei ai procedimenti penali sarebbero state non solo ascoltate, ma anche archiviate, duplicate, condivise e — in alcuni casi — pubblicate illegalmente o utilizzate per finalità estranee al procedimento. Alcune di queste informazioni sarebbero finite nei dossier riservati usati per il cosiddetto “dossieraggio”, ovvero raccolte mirate di notizie su persone influenti, politici, magistrati, imprenditori e giornalisti.
Una bomba a orologeria sulla privacy
Il rischio, come spiega Fabrizio Gatti, è che queste intercettazioni non più sotto stretto controllo pubblico finiscano per essere utilizzate come arma di ricatto, o come merce di scambio in ambienti dove la trasparenza è merce rara. La mancanza di un archivio centralizzato sicuro e il coinvolgimento di soggetti privati senza adeguata supervisione espongono il Paese a una grave minaccia sistemica.
Pubblicazioni illecite: la reputazione come vittima collaterale
A peggiorare la situazione, molti dei contenuti intercettati sono finiti sui media e sui social network, prima ancora di essere valutati da un giudice. Il fenomeno della pubblicazione selettiva di stralci di intercettazioni, spesso decontestualizzati, ha distrutto reputazioni e carriere, alimentando la cosiddetta giustizia mediatica.
In assenza di una legge organica sulla tutela della reputazione digitale e di una riforma profonda del sistema delle intercettazioni, i cittadini rischiano di diventare ostaggi di una giungla normativa, in cui il diritto all’oblio è solo un miraggio.
Le richieste: controllo pubblico e trasparenza
Giornalisti, giuristi e associazioni per i diritti civili chiedono ora con forza:
Un sistema fuori controllo?
Il caso delle 20.000 intercettazioni cancellate potrebbe essere solo la punta dell’iceberg. I sospetti di un dossieraggio sistemico, che vede coinvolti privati e talvolta anche pubblici ufficiali, impongono una riflessione seria sul ruolo della tecnologia nelle mani sbagliate e su quanto fragile possa essere oggi la linea di confine tra giustizia, privacy e potere.
In un’epoca in cui la reputazione digitale è parte integrante della nostra identità, il silenzio delle istituzioni su questi episodi non è più tollerabile. È tempo di riportare la trasparenza e il controllo pubblico al centro del sistema, prima che a essere intercettato — e giudicato — sia l’intero Paese. |